Wonder Woman 1984:la recensione del film diretto daPatty Jenkinscon protagonistaGal Gadot. Nel film sono protagonisti anche Chris Pine nel ruolo di Steve Trevor, Kristen Wiig in quello di Cheetah, Pedro Pascal è Max Lord, Robin Wright è Antiope e Connie Nielsen come Hippolyta.
Wonder Woman 1984, sequel del “Wonder Woman” del 2017 (la recensione), fa un balzo in avanti fino agli anni ’80, dove l’ultima avventura di Wonder Woman la vede cavalcare fulmini nel cielo, indossare ali dorate e inseguire un suo sogno mentre è alla caccia di due nuovi e formidabili nemici: Max Lord e Cheetah.
WONDER WOMAN 1984 – LA TRAMA
Diana Prince (Gal Gadot) sta vivendo una vita tranquilla a Washington, sventando crimini senza però stare sotto ai riflettori. Questo fino a quando non verrà coinvolta in un piano che minaccia di scatenare una catastrofe globale. Un sequel del primo film divertente e pop, che dà al pubblico esattamente il tipo di avventura e di divertimento necessari per affrontare questo periodo!
WONDER WOMAN 1984 – LA RECENSIONE
Avevamo lasciato Diana Prince (Gal Gadot) alla fine della prima guerra mondiale e ora la ritroviamo nel 1984, mentre si divide tra le sue gesta eroiche come Wonder Woman e il lavoro allo Smithsonia Institution di Washington. Con lei lavora anche Barbara Ann Minerva (Kristen Wiig), una nuova impiegata del museo a cui viene affidata per degli studi una strana pietra. La pietra ovviamente non è un semplice minerale ma ha dei poteri e può far avverare i desideri. Maxwell Lord (Pedro Pascal) un uomo d’affari in fallimento, conosce l’esistenza della pietra e il suo potere e la vuole per sé.
Se dopo un’ora vi domandate quando inizia la storia, o avete già capito come finirà il film, tranquilli è normale. Originalità nella trama, o un minimo di suspense, non sono pervenute. Abbiamo solo banalità e buchi nella storia.
Deludente questo secondo capitolo, il mix di comicità, moralismo e azione non funziona, i personaggi sono piatti senza spessore psicologico. Un peccato, perché Wonder Woman è un personaggio rivoluzionario nel mondo dei fumetti. Lei è una semidea immortale, dalla forza sovraumana, non usa armi, potrebbe tranquillamente rompere le ossa a tutti, ma prima della violenza usa le parole, l’empatia è la sua grande risorsa.
Nel film non solo dirà frasi da scatola di cioccolatini, ma avrà anche crisi isteriche. No non ci siamo proprio.
Anche la scelta di ambientare la trama negli anni’80 è superficiale: quegli anni rappresentano il punto più alto degli eccessi e dell’avarizia umana, dove le deregolamentazioni finanziarie del 1984 creavano magie e rendevano tutti più ricchi. Non a caso Maxwell Lord vuole la ricchezza assoluta.
Nel film tutto questo potenziale è appena accennato, invece ironizzano molto sui look e gli stereotipi della moda dell’epoca. Sono proprio gli abiti uno dei pochi elementi di diversificazione e racconto dei personaggi; se Diana è sempre perfetta, alla moda ma senza esagerare, questo non vale per Minerva legata al suo tempo.
La brava Patty Jenkins, se nel primo film di Wonder Woman aveva lottato per una visione meno stereotipata, femminile, audace raggiugendo il suo obbiettivo, in questo secondo capitolo perde il suo obbiettivo.
Peccato.
WONDER WOMAN 1984 – IL TRAILER ITALIANO
Sara Gentili