The Road, di Jhon Hillcoat (2009)
Oggi vi parlerò di un’altra piccola perla cinematografica scoperta qualche anno fa, grazie ad un articolo trovato per caso navigando in rete, in cui si annunciava la decisione dei distributori italiani di non acquistare la pellicola, nonostante il cast d’eccezione e il suo spessore artistico, adducendo come motivazione il fatto che fosse un film “troppo deprimente per uscire nelle sale italiane” (!)
Naturalmente questo loro severo giudizio non ha fatto altro che alimentare la mia curiosità, spingendomi a cercarlo on line per potermi fare una mia idea.
Anche stavolta non ho potuto che constatare la poca lungimiranza della distribuzione nostrana: l’opera cinematografica sotto accusa è sì cupa, ma anche piena di buoni sentimenti, un vero e proprio viatico per l’anima.
Per nostra fortuna, dopo questa ingiusta e frettolosa condanna, la Videa-CDE è stata l’unica a riconoscerne il valore, ne ha acquistato i diritti e ha reso possibile la sua visione sul grande schermo anche da noi, il 28 maggio 2010.
THE ROAD – LA TRAMA
“The road”, in concorso alla 66ª edizione della Mostra di Venezia, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto da Cormac McCarthy, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa e autore, tra gli altri, del romanzo da cui è stato tratto l’avvincente thriller “Non è un paese per vecchi”. Il film, diretto da John Hillcoat e sceneggiato da Joe Penhall, non è che il viaggio, fisico e morale (la strada, appunto), di un uomo e del suo figlioletto (chiamati solo “the man” e “the boy”, perché ognuno di noi possa identificarsi), all’indomani di un olocausto nucleare che ha spopolato la Terra e reso le condizioni ambientali e climatiche estremamente ostili e inospitali.
Questa pellicola post-apocalittica indaga soprattutto l’animo umano e le dinamiche psico-sociologiche, in un pianeta governato, ancora una volta, dalla legge “Homo homini lupus” , dove il cannibalismo è una necessità e la paura dell’altro una fedele compagna.
Il viaggio dei due viandanti verso Sud, tra le macerie e le asprezze atmosferiche, si rivelerà lungo e irto di ostacoli, tra i quali l’assenza di cibo e la minaccia costante di imbattersi nei “bad guys”, uomini senza scrupoli disposti ad uccidere pur di sopravvivere.
Hillcoat non mira a ricostruire i fatti antecedenti la catastrofe, se non attraverso brevi e intensi flashback, né alla spettacolarizzazione di una disumanità che pure esiste e crea disagio, ma punta tutto sulle emozioni e sul pathos, e lo fa da regista “consumato”, quando, ad esempio, ci mostra una donna che, con cinismo sconcertante, abbandona marito e figlio, quel figlio che non avrebbe nemmeno voluto mettere al mondo, in tali avversità. O quando ci fa scoprire un raccapricciante scantinato di “provviste umane” o indugia con la macchina da presa sui corpi penzolanti e senza vita di chi ha rinunciato ad un’esistenza così penosa. O, ancora, quando ci fa assistere alla disperazione di un padre che mette in mano al proprio figlio una pistola carica, perché ponga fine alle loro sofferenze.
“The Road” è, soprattutto, la storia di un grande legame, quello tra un padre e un figlio, che non hanno altro a sostenerli se non il loro amore, a testimonianza di come, persino nel peggiore dei mondi possibili, resti l’unico motore che ci spinge ad andare avanti.
Ma non è un film buonista, tutt’altro. E’ anzi cupo, mesto, sovente feroce, costantemente teso a rammentarci quanto la morte aleggi nell’aria dovunque, in un mondo destinato a estinguersi e dove nulla è come si ricorda.
Persino il mare è diventato una distesa grigia funerea e “gli uccelli sono solo nei libri ormai”.
E dove il confine tra Bene e Male è quanto mai labile, anche se il padre ricorda spesso al figlio, confuso dalle continue questioni morali che si presentano: “Noi abbiamo il fuoco dentro, siamo i buoni”, tra i pochi ad aver conservato un briciolo di umanità.
Incantevole è poi la sinistra fotografia dello spagnolo Javier Aguirresarobe (ben 6 Premi Goya per la fotografia, tra i quali quelli ricevuti per “The Others” e “Mare Dentro”), fatta di scenari crudi, aridi, senz’anima, in decomposizione da anni (in questo hanno aiutato le devastate e devastanti location, in parte ricavate dalla tragedia dell’uragano Katrina), che lasciano nello spettatore un gelo difficile da spiegare, ma non da dimenticare.
Evocativa e malinconica la voce dell’ io narrante (un Viggo Mortensen commovente nel suo sconfinato amore paterno) e la colonna sonora di Nick Cave, che ci permette di astrarci temporaneamente dalle brutture di un mondo tra i più atroci e terrificanti mai raccontati.
Da segnalare anche il piccolo cammeo della sempre affascinante Charlize Theron, nel ruolo di una moglie il cui amore per la famiglia non è sufficiente per affrontare un futuro denso di nubi e privo di speranza. Esquire lo ha eletto “Il film più importante del 2009″. A dispetto del fatto che sia costato appena 20 milioni di dollari.
THE ROAD – TRAILER
Eliana Romano