The Imitation Game: la recensione del film diretto da Morten Tyldum con Benedict Cumberbatch e Keira Knightley, che arriverà in sala il 1° gennaio 2015 grazie a Videa. Nel anche Matthew Goode, Rory Kinnear, Mark Strong, Allen Leech, Matthew Beard e Charles Dance.
L’incredibile storia di Alan Turing, uno dei più straordinari eroi non riconosciuti della Gran Bretagna, viene raccontata nella pellicola tratta dal romanzo di Andrew Godges.
La sceneggiatura sulla vita del genio matematico che decodificò l’inviolabile codice Enigma, scritta da Graham Moore, raggiunse il primo posto della leggendaria Black List nel 2012, la graduatoria stilata dai dirigenti di Hollywood sugli script più apprezzati e non ancora prodotti, ed è stato il copione che ha ottenuto il punteggio più alto nella storia decennale della Lista.
The Imitation Game – il titolo si riferisce a un articolo scritto dallo stesso Turing sul metodo per determinare se qualcosa fosse in realtà una macchina o una persona – è la storia di una vita straordinaria, sconosciuta ai più, che ha cambiato il destino del mondo e influenzato le generazioni a venire. La pellicola è egregiamente scritta con un ritmo incalzante, un taglio avvincente, ben strutturata dal tragico realismo e con una colonna sonora perfetta, composta da Alexander Desplat. Sia chiaro, però: il film diretto dal norvegese Morten Tyldum più che una spy story spionistica sulla Seconda Guerra Mondiale è un thriller biografico sullo stesso Turing, che esalta una vita incredibile riuscendo a far emergere gli elementi drammatici dell’unicità del genio e dell’eroe di guerra. Con più “logica” che dinamica bellica. Un “A Beautiful Mind” più coraggioso che rende omaggio all’essere diversi grazie anche all’interpretazione da Oscar di Benedicht Cumberbatch che, dopo Sherlock, torna a ritrarre un genio incompreso, irascibile, complesso ma molto umano.
L’opera ha una narrazione originale, molteplice e coinvolgente, basata su fatti realmente accaduti e, quindi, pregna di significati: la guerra, la tensione, la corsa contro il tempo, l’odio verso i nazisti, messaggi in codice crittografati, un mistero da svelare e, soprattutto, l’amore. Il tutto raccontato con una visione particolare e un’attenzione a tutti gli elementi della storia.
La trama spionistica, velata ma sempre costante, nasconde una realtà sotto la quale si ammassano dolori, frustrazioni e solitudini in una panoramica ad ampio spettro esposta con archi temporali differenti.
Il film, infatti, inizia nel 1952 con una rapina sospetta a casa di Turing, a Manchester. Il detective Robert Nock (Rory Kinnear) ha l’impressione che il professore sia una “vittima” particolare e che nasconda qualcosa. Scavando nella sua vita, allora, scopre che il suo passato militare è stato cancellato ma la sua indagine viene interrotta quando Turing viene arrestato per “atti osceni”, incriminazione che lo avrebbe portato alla condanna per il reato di omosessualità e alla castrazione chimica come alternativa al carcere.
Nock, così, lo interroga e scopre tutta la verità sulla sua vita: Turng è il pioniere della moderna informatica e un eroe che, insieme al gruppo MI6 (Agenzia di Spionaggio, sezione 6) formato da studiosi, linguisti, campioni di scacchi, agenti dei servizi segreti e amanti dei cruciverba, hanno avuto il merito di aver decifrato i codici indecifrabili del sistema di comunicazione tedesco noto come Enigma durante la Seconda Guerra Mondiale. Supervisionato dal Comandante Denniston (un ottimo Charles Dance) la sua squadra è composta dal due volte campione di scacchi Hugh Alexander (Matthew Goode), dal matematico John Cairncross (Allen Leech) e dal precoce laureato di Oxford Peter Hilton (Matthew Beard). A loro si unirà segretamente una ragazza, Joan Clark (Keira Knightley) laureata in matematica a Cambridge ma nella MI6 (Agenzia di Spionaggio, sezione 6) “solo” per aver vinto una gara di cruciverba.
Enigma, come analizzato dagli esperti, ha 159 milioni di milioni di milioni di configurazioni possibili, il che significa che ci sarebbero voluti decenni per decifrarlo con i metodi convenzionali. Per tutti, ma non per Turing.
Si stima che la Seconda Guerra Mondiale sarebbe durata almeno altri due anni con migliaia di morti in più se Turing non fosse riuscito a decrittare il sistema Enigma. Inoltre la sua macchina, chiamata Christopher, non è mai stata perfezionata ma ha dato origine a un intero campo di ricerca nota come “la macchina di Turing”. O semplicemente “computers”.
Benedict Cumberbatch, attraverso il suo carisma, riesce perfettamente a dipingere la matrice di eccentricità e del talento inquieto molto sherlockiano; l’attore è presente in quasi la totalità dei fotogrammi dell’opera e grazie al suo talento crea un ritratto del tutto plausibile del genio Turing, celebrando la sua vita e il suo lavoro.
Dando alla pellicola un sapore unico: una rappresentazione incredibile di una storia straordinaria.
THE IMITATION GAME – IL TRAILER ITALIANO
Marco Visco