A proposito di The Good Place 1×01 – La Recensione

The Good Place, la nuova commedia della NBC, è uno show fresco e divertente che ha come protagonista Veronica Mars in versione antieroina. Lei – simpatica, irriverente e in cerca di riscatto – fornisce una visione alternativa dell’aldilà.
La serie racconta la storia di Eleanor (Kristen Bell) che, dopo essere stata investita da un camion pieno di prodotti per la disfunzione erettile, si risveglia in un posto sconosciuto.
Grazie alla guida di Michael (Ted Danson), scopre di essere morta e finita in un posto pieno di Frozen Yogurt e perfettamente calibrato a seconda delle necessità di ogni singolo individuo.

“Tu, Eleanor, sei morta. La tua vita sulla Terra è terminata e ora ti trovi nella fase successiva della tua esistenza nell’Universo”.
Con queste parole Michael accoglie Eleanor nel suo primo giorno nell’Aldilà.

Come nelle prime puntate di The Last Man on Earth, il bello della serie sta proprio nell’originalità e nelle domande che tutti farebbero al posto dei protagonisti.
“Chi ci ha preso sul Paradiso”? E’ più o meno una delle prime fondamentali domande che farei anche io se avessi difronte Ted Danson in versione San Pietro o cicerone dell’Aldilà.
E la sua risposta è spiazzante:
“Gli Induisti ci avevano azzeccato un po’, un pochino anche i Musulmani. Gli Ebrei, i Cristiani, i Buddisti e tutte le altre religioni hanno individuato circa il 5 %. A parte Doug Forcett”.
E chi è Daug Forcett?
“Un fattone che viveva a Calgary negli anni ’70. Una notte si sballò tantissimo con i funghetti e il suo migliore amico gli chiese: “Ehi, cosa pensi che succeda dopo la morte”? E Doug si lanciò in un lungo monologo dove indovinò circa il 92%. Ora è piuttosto famoso da quelle parti”.
Si, ma che parti sono? Il Sopra o il Sotto? E’ la conseguente domanda.
E lo show, sotto la spiegazione di Michael, ci fornisce la risposta: l’idea di Paradiso o Inferno non è propriamente quella con cui siamo cresciuti, ma generalmente nella vita dopo la morte esiste un Posto Bello e un Posto Brutto.
Eleanor, dopo la morte, è finita nel Posto Bello (Good Place che da nome alla serie).
Il Posto Bello è diviso in quattro quartieri da 322 persone ciascuno, perfettamente selezionate per unirsi insieme in un equilibrio armonico e gioioso. Con l’Anima Gemella.
Ogni dettaglio è stato calibrato precisamente per i suoi abitanti, e il quartiere in cui si trova Eleanor è il primo progettato da Mike, dopo secoli e secoli di gavetta.
Un sistema incredibilmente selettivo e incredibilmente preciso che non può sbagliare.
O forse no…

Eleanor, infatti, non è quella che si pensava. Lei dovrebbe trovarsi nella “parte buona” grazie alle sue buone azioni da avvocato e per aver aiutato molti innocenti a uscire dal braccio della morte.
Ma lei, nella vita, vendeva medicine finte agli anziani e quindi capisce che c’è stato un errore e di essere stata scambiata per qualcun altro; lei infatti non è affatto “buona”, ma una ragazza profondamente egoista che non ha mai fatto una buona azione in tutta la sua vita.
Bloccata in un mondo in cui è impossibile dire le parolacce e in cui sono tutti gentili, compresa la sua Anima Gemella Chidi (William Jackson Harper), professore di etica e filosofia che cercherà di aiutarla a diventare una persona migliore e a meritarsi il posto tra gli eletti.

Non c’è che dire, The Good Place mi ha conquistato. Certo, bisognerà vedere come evolverà la storia, la trama orizzontale e anche i caratteri dei personaggi, ma sicuramente ha il potenziale per essere uno spasso.
Il pilot è davvero divertente; Kristen Bell e Ted Danson reggono bene il ritmo veloce di una comedy moderna ma la vera prova del nove, quella che determina il successo di una commedia seriale, sono i personaggi secondari. Al momento un po’ troppo folli e sopra le righe.
Ma una seconda possibilità non si nega a nessuno.
Dai, siamo buoni.
Che non si sa mai dove potremmo finire.

THE GOOD PLACE – L’OPENING

Marco Visco

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