“Medicine at Midnight” è il decimo disco dei Foo Fighters e l’ultimo registrato dal compianto Taylor Hawkins, morto pochi mesi fa durante il tour della band in Sud America.
Poco prima del tragico evento, usciva nelle sale “Studio 666”, il primo film dei Foos girato proprio durante le registrazioni dell’album iniziate a ottobre 2019.
Location dello “studio di registrazione”, una vecchia villa vicino a Encino che Dave Grohl ha definito, senza mezzi termini, infestata da oscure presenze.
Tutta pubblicità pensata per la stupefacente rivelazione di “Studio 666” che avrebbe portato per la prima volta i Foo Fighters al cinema. Ad onor del vero sarebbe più corretto parlare de “la prima volta della band al cinema come attori”, perché sono già stati protagonisti di altri documentari come “Sonic Highways” e “Sound City”. Ma stavolta è, chiaramente, diverso.
Studio 666 – La Recensione
Partiamo subito parlando della trama del film.
I Foo Fighters sono in una fase di stallo nella loro produzione musicale; tra le idee che sembrano mancare e l’insistenza del produttore sull’uscita di un nuovo album, la band vive una situazione di profonda crisi.
L’unica soluzione è trovare un posto con le “giuste vibrazioni” e, quindi, lavorare a nuove ispirazioni.
Così viene scelta una villa ad Encino; un posto isolato e funestato in passato da alcune tragiche morti. Dave Grohl e la band ancora non lo sanno, ma stanno per assistere a un vero e proprio massacro in nome del Rock’n’Roll.
Fino a qui, tutto rimanda a quella categoria di horror (tendenti allo slasher e al B-movie) che hanno fatto il successo di molti attori; uno tra tutti Bruce Campbell, storico Ash Williams nel franchise di “Evil Dead”.
Ed è proprio a pellicole come questa che “Studio 666” strizza l’occhio; sono infatti più che evidenti richiami e rimandi a quel buon vecchio cinema splatter, tra sangue a fiotti, volgarità gratuite e un po’ di sana ironia.
E restando in tema di sanguinolenta ispirazione, bisogna dire che gli effetti speciali di questo tipo sono davvero ben realizzati e rendono la pellicola molto credibile. Una cosa non da poco per una produzione ben lontana da quelle multimilionarie che affollano Hollywood.
Certo, non aspettatevi “Avatar”, ma nemmeno quella roba triste da film low-budget.
Altro elemento interessante della pellicola è vedere i Foo Fighters nella veste di attori (pur interpretando loro stessi). Non parliamo di professionisti della recitazione, eppure fanno i loro dovere, nonostante qualche imbarazzo iniziale.
Dave Grohl, in quanto frontman, forse è quello più a suo agio nel ruolo. Altra grande prova di recitazione quella di Rami Jaffe, tastierista della band, e mattatore d’eccezione per tutto il film. Buone le performance del compianto Taylor Hawkins e del mitico Pat Smear, che seppur con qualche titubanza, riescono a portare a casa una prova discreta.
Forse i due più “deboli” in video sono Chris Shiflett, chitarra solista, e Nate Mendel, il bassista, che arrancano un po’ di più rispetto ai compagni.
Ma tutto sommato, la band riesce ad avere un buon impatto anche in veste di attori, facendo emergere quello che è il loro carattere ironico anche nella vita reale.
Naturalmente parliamo di una pellicola girata per divertirsi e per divertire ma senza prendersi troppo sul serio. La musica è la vera protagonista dell’opera, tra una motosega e una schizzo di sangue, naturalmente.
Certo, non si può definire un film per tutta la famiglia perché, diciamocelo, il mondo del Rock’n’Roll è piuttosto sboccato; nonostante l’intento di voler portare “la realtà” sullo schermo, forse un paio di “fuck” in meno non avrebbero fatto male. È anche vero che togliendoli tutti, il film sarebbe durato sì e no 30 minuti.
Tasto dolente, forse, le continue apparizioni demoniache che in molti casi sono un po’ troppo artificiose; merito di effetti speciali dozzinali, ma comunque dosandole meglio, forse si sarebbe potuto risparmiare qualcosa e puntare su più qualità.
Poi, come già detto, qui non si vuole entrare nella storia del cinema; “Studio 666” è puro divertissement e va bene così.
“Dream Widow”, il punto di forza del film
Nonostante tutto, ed è bene non dimenticarlo, il punto focale della pellicola resta la musica.
Non solo quella dei Foo Fighters che con “Medicine at Midnight” hanno vinto il Grammy Award al Miglior album rock; ma anche quella dei “Dream Widow”.
Parliamo del “disco solista” (sì, di nuovo) di Dave Grohl. Praticamente colonna sonora di “Studio 666”, su cui è costruito tutto il film.
Un album heavy, proprio come piace ai nostalgici come Grohl che, ovviamente, ha suonato da solo il 90% degli strumenti, scrivendo e registrando tutto di suo pugno.
La musica è il vero motore del film; mette in moto gli eventi e, alla fine, nonostante tutto riesce ad esplodere in tutto il suo splendore con il disco dei Dream Widow che è davvero un buon prodotto.
Forse c’erano altre intenzioni per il film e per il disco; i più maligni hanno pensato alla volontà di Dave Grohl di iniziare la carriera solista.
Eppure i Foo Fighters sono una delle band più solide in circolazione e un progetto che difficilmente verrà abbandonato; tuttavia “Dream Widow” esiste e, se non fosse stato per la prematura scomparsa di Hawkins, forse sarebbe stato portato anche in tour, come fu per i Probot, ad esempio.
Se “Studio 666” è un film maledetto, non possiamo non pensare che la band sia stata davvero colpita da una maledizione; e la perdita di un componente vitale come Taylor Hawkins rimette in discussione tutto, come fu per la scomparsa di Kurt Cobain, che chiuse il capitolo Nirvana.
Comunque, al momento il film è ancora in diverse sale in giro per il mondo, ma tutto il resto è praticamente fermo; in attesa di tempi migliori, nella (vana) speranza di riuscire a colmare il vuoto dietro le pelli.
Studio 666 – Il Trailer
Mirco Calvano