A proposito di Sherlock 1×02 – Il banchiere cieco

Questo episodio è ispirato al terzo dei tredici racconti (L’avventura degli omini danzanti) scritti da Sir Arthur Conan Doyle, contenuto nella raccolta Il ritorno di Sherlock Holmes. A differenza del primo episodio, il caso si discosta molto dal racconto, eccetto per gli elementi che costituiscono l’indagine di Sherlock, ovvero degli strani segni di difficile interpretazione.

SHERLOCK 1×02 – LA TRAMA

Essendo stato informato dell’esistenza di un misterioso ammiratore segreto da parte del serial killer dell’episodio precedente, Sherlock attende con ansia la prossima mossa, ma tutto tace fino a quando egli non viene contattato da un suo vecchio compagno universitario, tale Seb Wilkes (Bertie Carvel), che gli chiede aiuto per risolvere un misterioso caso: all’apparenza un comune gesto di vandalismo, ma probabilmente qualcosa di peggio.
Difatti la scoperta del cadavere di uno dei dipendenti di Wilkes in una stanza chiusa dall’interno cambia di molto le circostanze.
I cadaveri diventano presto due e a scoprire l’ultimo è l’ispettore Dimmock (Paul Chequer), sostituto temporaneo dell’ispettore Lestrade.
La scena è la stessa: una stanza chiusa dall’interno e l’ispettore vuole quindi liquidare la questione come una coppia di semplici suicidi, e questo in netto contrasto con l’opinione di Sherlock, che sospetta trattarsi di omicidi.
L’ostilità di Dimmock, molto diversa dalla semplice perplessità di Lestrade, è senz’altro utile a meglio inquadrare la personalità ed il comportamento di Sherlock in circostanze diverse dal cliché abituale.
Va detto che il risultato non è però molto convincente, e si limita ad un semplice fuoco di paglia che non aggiunge nulla di nuovo alle caratteristiche già digerite del personaggio e non suscita l’interesse che avrebbe dovuto avere nelle intenzioni dello sceneggiatore.

John ormai indaga a pieno regime con Sherlock sul caso, tanto che la sua invalidità è ormai un ricordo lontano e questo non fa che confermare la diagnosi psicologica esposta dal suo amico con schiettezza nell’episodio precedente. Scompare il patetico bastone e Watson sfoggia ormai una dinamicità degna di un giovanotto in piena forma fisica.
Il rapporto tra i due, che sembra stabilmente avviato verso un’armonica sintonia, subisce inaspettatamente un cambio di rotta, all’irruzione di un personaggio femminile, Sarah Sawyer (Zoe Telford), nuova collega di lavoro del dottor Watson.
Nei confronti della donna, l’atteggiamento di Sherlock è ambiguo, e lascia addirittura supporre una forma di gelosia; su questo atteggiamento si è molto ricamato circa le tendenze sessuali del personaggio, ma, di fatto, l’interesse dell’investigatore verso le questioni sessuali, in questa serie come nell’originale di Doyle, è semplicemente inesistente. Quello che conta è solo la ricerca della verità, e qualunque disturbo su questa rotta non è tollerato.

L’ombra della mafia cinese, che in questo episodio cresce minacciosamente fino a diventare predominante, è molto coinvolgente, anche grazie all’ausilio di un’azzeccatissima colonna sonora.
Semmai l’uso di stereotipi molto banali nella descrizione della cultura orientale finisce addirittura per infastidire.

Sorvoliamo sull’improbabile esito del furioso combattimento tra il cattivo funambolo ed i due amici: loro ce le prendono di santa ragione e la fragile Sarah li tira inaspettatamente fuori dai guai con l’intervento di una bacchetta (o meglio di una mazza) magica.

Il rapimento, da parte della Triade, di John e Sarah appare piuttosto raffazzonato e dà l’impressione di una scena girata in fretta e furia per arrivare al finale di puntata. E ciò non solo per via di uno Sherlock che in questa fase sembra la pallida imitazione di un eroe dei fumetti, ma anche per evidenti limiti di recitazione da parte di Martin Freeman e Zoe Telford, che più che di ostaggi legittimamente terrorizzati danno l’impressione di marionette inespressive.

L’interesse viene riacceso dalla scena finale – macabra e agghiacciante – che chiarisce come il caso sia tutt’altro che risolto.
Un’entità fredda e misteriosa prende a poco a poco forma e sostanza, e forse, nel prossimo episodio che concluderà la prima serie, potrà assumere un volto reale.
La porta rimane aperta e la curiosità per quello che potrebbe succedere è servita.

SHERLOCK – L’OPENING

Giovanni Calogero

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