A proposito di Sherlock 1×01 – Uno studio in rosa

L’idea dei produttori della serie (Steven Moffat e Mark Gatiss) di creare una serie sul famoso investigatore privato Sherlock Holmes ambientata nella Londra odierna, a primo impatto è sembrata una scelta azzardata e rischiosa.
I fan più tradizionali non hanno di certo fatto salti di gioia dopo aver appreso questa notizia. Eppure, già dall’inizio, la maggior parte degli scettici è stata zittita con i fatti grazie ai giusti adattamenti e ad un’estrema cura per i dettagli.

Uno studio in rosa rivisita il primo romanzo (Uno studio in rosso) sulle avventure di Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle. Si è potuto subito notare come siano stati rispettati i dettagli originali del romanzo (l’ufficio di Holmes, 221B di Baker Street ed i personaggi principali) evidenziando un grande rispetto verso la prima opera di Doyle, che ha dato il via al successo mondiale.

SHERLOCK 1×01 – LA TRAMA

L’episodio inizia con l’introduzione di John Watson (Martin Freeman), un medico militare congedato dall’esercito ed approdato a Londra in cerca non solo di una vita nuova, ma di un coinquilino in grado di garantirgli il pagamento delle spese relative all’affitto. La sua sofferenza nell’affrontare la nuova realtà, in apparenza, sembra dovuta alla sua invalidità, ma la verità è la mancanza di azione che lo rende un uomo tremendamente infelice. Il rammarico senz’altro più grande è la ormai chiara consapevolezza che i momenti più belli della sua vita potrebbero essere già finiti.
L’incontro con Sherlock Holmes cancellerà tutti i pensieri negativi dalla sua mente. Sherlock Holmes, ai suoi occhi, si dimostra subito una persona fuori dagli schemi comuni visto che, con appena uno sguardo pieno però di mille pensieri, riesce a capire chi era stato e chi è in questo momento. I dialoghi di Sherlock sono così veloci da mettere in difficoltà molti spettatori, perché son frutto di ragionamenti estremamente lunghi e contorti che le brevi frasi mettono a fuoco. La sua eccentricità lo colpisce in maniera positiva tanto che John incomincia ad interessarsi a lui non solo perché è alla ricerca di un nuovo coinquilino, ma anche perché sente che si tratta di una persona meritevole della massima attenzione.

La prima indagine non risulta particolarmente coinvolgente, ma utile per introdurre i personaggi chiave. Se Sherlock riuscirà piano piano a coinvolgere nel caso il dottore facendogli del tutto scordare la sua condizione di invalido evidenziando che il problema è soprattutto mentale, John dimostrerà a Sherlock che non basta essere un genio se non si ha una spalla in grado di scoprire, anche senza nessuno sforzo mentale, elementi di grande rilievo.
Entrambi finiscono per rendersi conto che hanno bisogno l’uno dell’altro: John trova finalmente l’azione ed un amico, Sherlock, invece, quell’assistente che tanto ha cercato ed una persona, a suo modo di vedere, molto più interessante di tante altre.

Mrs. Hudson (Una Stubbs), la padrona dell’appartamento situato al 221B di Baker Street, è quel tocco di simpatia che strappa sempre qualche sorriso. E’ la classica vecchietta che sembra severa, ma che sotto sotto dimostra tutta la sua bontà adattandosi volontariamente al ruolo di domestica.

L’ispettore Gregson Lestrade (Rupert Graves) è l’unico ad appoggiare, presso il corpo di polizia, la collaborazione di Sherlock come suo consulente investigativo. E’ riuscito a risolvere moltissimi casi proprio grazie a Sherlock. Non è entusiasta, però, di lavorare, con lui per la sfrontatezza che sempre manifesta nei suoi confronti, ma si dimostra una persona buona d’animo e pronta a tutto (e chiudendo spesso un occhio riguardo i metodi di Sherlock) pur di far bene il proprio lavoro.

L’incontro tra il serial killer e Sherlock è sicuramente la parte più interessante perché è un susseguirsi di sfide mentali che mettono a dura prova i loro nervi e metteranno in luce delle verità sconvolgenti con una rivelazione che non smetterà di tormentare il nostro consulente. Se c’è una cosa che egli non può sopportare è un enigma irrisolto.
La scelta di fare intervenire in maniera estrema il dottor Watson è inaspettata e discutibile, ma fondamentale per mettere in risalto la nascita di una grande amicizia tra i due.

Benedict Cumberbatch, nei panni di Sherlock Holmes, dimostra, non solo di realizzare le scene migliori, ma di trovarsi perfettamente a suo agio nel personaggio. L’uso della tecnologia (invio di SMS, utilizzo di cerotti alla nicotina e di Internet) da parte di Sherlock, nelle sue indagini, è la volontà degli sceneggiatori di spiegare le differenze di metodi rispetto al classico Sherlock Holmes che tutti i fan erano abituati a leggere e vedere.

Colui che sembrava il villain della situazione incontrato da John, si rivela essere sorprendentemente Mycroft (Mark Gatiss), un agente segreto britannico preoccupato per suo fratello Sherlock. L’intenzione di stupire e allo stesso modo suscitare interesse verso di lui riesce perfettamente.
Sherlock, fin da piccolo, è in continua competizione con Mycroft per una differente visione della vita.

La colonna sonora nei momenti chiave è molto orecchiabile ed entrerà senza ombra di dubbio nella testa di molti spettatori intenzionati a seguire questa serie.
La partenza è senza dubbio di qualità e crea buoni presupposti per il prossimo episodio.

SHERLOCK – L’OPENING

Giovanni Calogero

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