A Proposito di Ouija: un diabolico Jumanji mortale

Ouija: la recensione del thriller-horror soprannaturale diretto da Stiles White distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dall’8 gennaio 2015. Nel cast Olivia Cooke, Daren Kagasoff, Ana Coto, Bianca A. Santos, Douglas Smith, Matthew Settle e Robyn Lively.

“Si”
“No”
“Goodbye”

La tavoletta Ouija è un’invenzione originata dal desiderio di trovare una risposta a cose ed eventi apparentemente inspiegabili. C’è una vecchia leggenda secondo la quale se con la tavoletta non ti attieni alle regole del gioco, corri il rischio di aprire una porta sull’aldilà.
Le tavole Ouija possono essere spaventose. Il film Ouija non tanto.
O meglio: la pellicola diretta da Stiles White ha tutte le carte in regola per esserlo ma i momenti di tensione reale non sono sfruttati a pieno.
Eppure è realizzato splendidamente, grazie alla produzione guidata da Jason Blum (lo stesso di Paranormal Activity, La Notte del Giudizio – The Purge e la serie Insidious) e Michael Bay, e ha una buona storia di fondo.

OUIJA – LA TRAMA

Ouija (pronunciato wee-gee in inglese) è un horror soprannaturale in cui un gruppo di amici sono costretti ad affrontare agghiaccianti paure quando inavvertitamente entrano in contatto con una diabolica potenza dell’aldilà.
E’ un horror classico con i soliti cliché senza uno spunto di novità ma che ti tiene con il fiato sospeso fino alla fine. Una pellicola di ottima fattura e con un’idea di base niente male: le tavole Ouija sono eccellenti per conversare e fare domande con gli spiriti amici, ma se usate in maniera sbagliata possono contattare anche Demoni e i loro oscuri poteri. Una buona trama per un bell’horror, no? Avere uno strumento che puoi utilizzare per parlare con l’aldilà è un perfetto presupposto per un film di genere.
Ma che cos’è Ouija? Essenzialmente la tavola è un gioco (della Hasbro, qui in veste anche di produttrice della pellicola) con un elenco di lettere dell’alfabeto, una serie dei numeri da 0 a 9 e tre parole: “Sì”, “No” e “Goodbye”. Ed è fornita da una planchette: un indicatore mobile che, mosso da forze occulte, risponde alle richieste dei partecipanti alla seduta spiritica e attraverso il quale si può vedere la presenza evocata.

La tavola è un gioco e, come un gioco, è cominciata anche l’avventura dei protagonisti.
Dopo la morte improvvisa di Debbie (Shelley Henning), la sua amica d’infanzia Laine (la bella Olivia Cooke), ritrova una vecchia tavoletta Ouija nella stanza di Debbie e prova a usarla per dire “Goodbye” per l’ultima volta alla sua migliore amica.
Quando l’adolescente comincia a porre delle domande alla tavoletta scopre che lo spirito evocato non vuole che il gioco abbia termine. Mentre cose sempre più terrorizzanti cominciano ad accadere, Laine convince la sorella più piccola, Sarah (Ana Coto), Pete (Douglas Smith), Isabelle (Bianca Satos) e il ragazzo di Laine, Trevor (Daren Kagasoff), a continuare questo gioco pericoloso per aiutarla a scoprire chi sia lo spirito e cosa voglia da loro.
Come i cinque amici scavano sempre più a fondo nella storia scoprono che Debbie non è stata la prima vittima, e neanche sarà l’ultima. E che se non riusciranno a trovare il modo di chiudere il passaggio che hanno aperto, anche loro andranno verso il sanguinoso destino in cui la loro amica è incappata.
Così ciò che è cominciato come un semplice gioco scatenerà un demonio che solo loro potranno fermare.
Una buona premessa, ma dialoghi traballanti e una errata attenzione per i colpi di scena hanno reso questo film povero di tensione. O almeno non costante per i 90 minuti di durata. Visivamente il regista riesce a cogliere alcune sequenze inquietanti e angoscianti ma raramente queste sono efficaci nella loro completezza.
Oiuja è comunque un horror classico, uno dei migliori degli ultimi anni, con grandi potenzialità realizzate in modo impeccabile ma perennemente incatenato alla necessità di spaventare lo spettatore con sequenze old style quando, in realtà, sviluppare l’ottima premessa e alimentare il fascino della tavoletta sarebbe bastato.

OUIJA – IL TRAILER

Marco Visco

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