N-Capace: la recensione del film scritto, diretto e co-interpretato da Eleonora Danco, dal 19 marzo 2015 nei nostri cinema.
Una donna si aggira tra Roma e Terracina, dove vive l’anziano padre. Vaga tra campagne, mare e città, con un letto e in pigiama. Spesso con un piccone in mano, vorrebbe distruggere la nuova architettura che ha tradito i suoi ricordi. Il rapporto con il tempo e la memoria è motivo di struggimento per lei, unico personaggio lucido del film, il più sofferente. Comunica solo con adolescenti e anziani, compreso suo padre, li interroga sull’infanzia la morte, il sesso, attraverso delle provocazioni, degli stimoli anche fisici. Il corpo e i luoghi diventano sogni, incubi, ricordi. Una intimità tanto personale quanto universale.
N-CAPACE – LA RECENSIONE
Questa volta iniziamo dalla fine, con gli applausi al termine della proiezione. Applausi più che meritati, sinceri e inaspettati, per questo film che si muove a metà tra il documentario e le arti figurative. N-Capace è l’opera prima dell’attrice e performer Eleonora Danco, presentata allo scorso Torino Film Festival, dove si è guadagnata due menzioni speciali.
Si tratta di un film che, nel tempo limitato di 80 minuti, riesce a regalare una moltitudine di sensazioni reali, potenti, incontenibili. La Danco è co-protagonista, Anima in pena che vaga tra i luoghi della sua infanzia a Terracina, e dell’età più matura a Roma, in un bagno di memorie e biscotti tramite cui sorvola e mostra il cambiamento delle persone nel tempo. Attraverso la forte nostalgia di ciò che è stato, si disvela la realtà di ciò che è ora, e ciò che probabilmente sarà domani, in un ciclo irregolare ma continuo.
L’intero film si basa sulle parole dei protagonisti veri e propri, intervistati dalla Danco sui temi più disparati, dall’amore al sesso, dalla fede al lavoro, dall’istruzione ai sogni, dalla famiglia al futuro, dalle ambizioni alla morte.
A mano a mano lo spettatore si cala nel mondo di quei personaggi, un mondo a forte connotazione locale, ma che dimostra di avere una valenza anche incredibilmente universale: gli anziani cresciuti in un’epoca agricola ormai remota, i giovani dalle idee poco chiare o dai gusti sgraziati, sono gli stessi in tutta Italia, a prescindere dal dialetto. Questo è uno dei motivi per cui il film è stato apprezzato fuori dalla regione d’origine e anche in terre anglofone.
I riferimenti spaziano dal surrealismo a certi scorci di un Nanni Moretti giovane, il tutto rifinito con affascinanti inquadrature simmetriche e un gusto per la fotografia spiccatamente mutuato dalla pittura metafisica. L’aspetto visivo è quindi impeccabile, pulito, ricercato nel dettaglio, e questo si accosta in modo sorprendentemente felice all’essenza sincera del film. Il montaggio rivela l’anima vera del progetto e dimostra l’attento e lungo lavoro che ne è stato alla base. Le telecamere sono aperte e la regista prende il meglio da ogni registrazione. Impossibile non provare simpatia per certi anziani, come il padre -strepitoso – della Danco, così sincero ma così pudico di fronte alla cinepresa; o come per il vecchio ateo che non crede in nulla dopo la morte; o come per il massiccio ragazzo di Tor Bella Monaca dall’insaziabile appetito. Diverse situazioni strappano il riso allo spettatore, è inevitabile. Come è inevitabile provare rammarico per la vedova che veniva picchiata dal marito, o per il ragazzo abbattuto per la separazione dei genitori. Il pubblico entra in empatia con la sincerità dei personaggi più che con le loro storie, con i loro sguardi intensi, le loro pose, i loro accenti più che con i loro pensieri. Questa è la vera forza del film: mostrare delle realtà in modo personale pur rimanendone in qualche modo distaccati emotivamente.
In alcuni tratti, soprattutto quando i parlanti sono i ragazzi di periferia, la connessione lampante è con certi personaggi descritti da Pasolini nei suoi romanzi romani: veri, ricchi di un’idealità che non appartiene alla loro età, sinceri nei loro modi dialettali. Da notare le musiche elettroacustiche di Markus Acher che contribuiscono a dare un tono rarefatto ad alcune scene e brillante ad altre, e la fotografia coordinata da Daria D’Antonio. N- Capace è verità messa su schermo, è la verità di Eleonora Danco, che nella tensione tra personaggi capaci o incapaci rispetto alla vita, ne esce con un ottimo esordio che merita di essere visto ovunque.
N-CAPACE – TRAILER
Luca Secondino