L’incredibile storia dell’Isola delle Rose: la recensione umorale del film Netflix diretto da Sydney Sibilia, dal 9 dicembre su Netflix. Nel cast Elio Germano, Matilda De Angelis, Leonardo Lidi, Tom Wlaschiha, Alberto Astorri, Violetta Zironi, Francois Cluzet, Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti.
L’ISOLA DELLE ROSE – LA TRAMA
Primavera 1968. Nell’anno della contestazione studentesca, un giovane ingegnere, Giorgio Rosa (Elio Germano) con un grande sogno e un genio visionario decide di costruire un’isola al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali, e la proclama stato indipendente. Un’isola d’acciaio in cui la libertà individuale è il valore assoluto: non ci sono regole!
In questa impresa impossibile Giorgio avrà al suo fianco un eterogeneo gruppo di complici: il suo migliore amico, un giovane imprenditore più propenso ai bagordi che all’azienda di papà, un misterioso naufrago in cerca di approdo, un animatore delle notti romagnole in cerca di una nuova vita e una ventenne romantica in cerca di lavoro. E poi Gabriella (Matilda de Angelis), la donna appassionata che Giorgio trascina nella sua ambiziosa avventura e nella sua vita. L’Isola delle Rose attira ben presto l’interesse della stampa e soprattutto di frotte di ragazzi da mezzo mondo, trasformandosi in mito, in caso internazionale e in un quasi insormontabile problema politico per il Governo italiano che non può tollerare la fondazione di un nuovo Stato in acque così vicine.
Perché un’utopia che diventa realtà non può che avere conseguenze imprevedibili, al di là di ogni immaginazione.
L’ISOLA DELLE ROSE – LA RECENSIONE
Sognare un futuro migliore è qualcosa che stiamo lentamente dimenticando; ed è la paura la prima responsabile di questo processo. Paura del cambiamento, paura di essere perseguitati, paura di essere percepiti come diversi e, di conseguenza, esclusi da quella che è la nostra società. Perché senza il sogno di una società diversa, di un futuro migliore, o senza una prospettiva di miglioramento delle nostre vite, la vita stessa risulta vana, triste, piccola e ininfluente.
Ma non è sempre stato così. Per quanto mi riguarda, ricordo che c’era un tempo in cui pensavo al futuro con ottimismo, con trasporto e anche con po’ di incoscienza. Ed è questo ottimismo che ho ritrovato in questa storia, o meglio nell’Incredibile storia dell’Isola delle Rose di Sydney Sibilia.
L’Isola delle Rose, infatti, non è solo un film ironico, divertente e a tratti surreale, ma anche una vera e propria dichiarazione di amore per un futuro di cambiamento e libertà. Quel cambiamento fatto di inventiva, speranza e follia che dovremmo tutti cercare di creare e sostenere.
Attraverso agli occhi di Giorgio Rosa, interpretato da un Elio Germano credibile e versatile come sempre, potremo osservare questa ricerca forsennata della libertà ma anche capire cosa sia veramente la libertà: libertà dalle leggi? Dalle costrizioni? Dalle convenzioni? Dagli stereotipi? Dal potere? Dagli schemi? Oppure è dalla società tout court che cerchiamo di liberarci? E se quella libertà che cerchiamo fosse quella dalla propria vita già tracciata?
Parlando strettamente della trama, la libertà è tutte queste cose assieme, è un isola costruita fuori Rimini, un microstato al di fuori dello stato.
L’Incredibile storia dell’Isola delle Rose è un film umanamente corale, perché tutti i personaggi presenti nella storia hanno una funzione che porta a domandarsi esattamente la stessa cosa: cosa fa quel personaggio? E’ libero? Agisce secondo dei dettami oppure è alla ricerca di qualcosa?
Sydney Sibilia, come sempre, ci stupisce con una storia sostenuta da una sceneggiatura impeccabile, fluida, e scritta a quattro mani con l’espertissima Francesca Manieri.
Osservando il potere rappresentato da due grandissimi e umanissimi Luca Zingaretti e Fabrizio Benitivoglio rispettivamente nella parte del presidente del consiglio Giovanni Leone e del ministro Franco Restivo, ammirando la conflittualità intrinseca del personaggio di Gabriella (Matilda de Angelis) e la follia dell’amico Maurizio (un ottimo Leonardo Lidi), ma anche divertendosi con le brevi ma ficcanti battute di Violetta Zironi (la 19 enne, all’epoca ancora minorenne Franca) si ha la certezza della coralità di una sceneggiatura equilibrata, forte, rotonda e quindi estremamente scorrevole.
Degni di nota e per niente dimessi, i personaggi di Andrea Pennacchi (Il padre “ortodosso” e parsimonioso di Giorgio Rosa), il disertore e folle Tom Wlaschiha fino a raggiungere l’espressivo e alternativo Alberto Astorri, chiudono un cast di primo piano e perfettamente in parte.
Insomma, questo film mi è piaciuto, e parecchio.
L’incredibile storia dell’isola delle Rose, non è solo un film Italiano, come quei film che vengono visti all’estero e subito dimenticati, ma è un film mondiale nel senso più ampio del termine: sia come esclamazione sia come pertinenza. E’ un film pieno di pensiero, filosofia, ironia, domande che noi abbiamo modo di capire e di cui possiamo trovare le risposte in piena libertà.
Perché la libertà, quella che tutti noi stiamo cercando ogni giorno, è di tutti gli esseri umani.
L’ISOLA DELLE ROSE – IL TRAILER ITALIANO
Edoardo Montanari