“Leonora Addio” è il nuovo film di Paolo Taviani in concorso al Festival di Berlino, il 15 febbraio e in uscita nelle sale dal 17. La pellicola è l’unica a rappresentare l’Italia al prestigioso festival tedesco, con Taviani che torna in concorso per la quarta volta.
Nel cast troviamo: Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Dania Marino, Dora Becker e Claudio Bigagli. Il film è una produzione Stemal Entertainment con Rai Cinema; è stato prodotto da Donatella Palermo – in associazione con Luce Cinecittà, in associazione con Cinemaundici realizzato con il sostegno della Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo – Sicilia Film Commission con il contributo del MIC – DG Cinema e Audiovisivo.
Oltre alla regia, Paolo Taviani ha curato anche soggetto e sceneggiatura. Il montaggio è di Roberto Perpignani; musiche di Nicola Piovani; costumi di Lina Nerli Taviani; scenografia di Emita Frigato; fotografia di Paolo Carnera e Simone Zampagni.
La trama di “Leonora Addio”
Il film racconta la strana e rocambolesca avventura delle ceneri di Luigi Pirandello; il viaggio dell’urna da Roma ad Agrigento, dopo ben 15 anni dalla morte del grande scrittore.
In chiusura del film l’ultimo racconto scritto dall’artista appena venti giorni prima di morire e intitolato “Il chiodo”. Ne racconto, il giovane Bastianeddu viene strappato dalla sua Sicilia e dalle braccia di madre, costretto dal padre a seguirlo oltreoceano. Il giovane non riesce a sopportare questo allontanamento dalle sue origini e una ferita così profonda lo spinge a compiere un gesto privo di senso.
Le ultime volontà di Pirandello
Luigi Pirandello morì a Roma il 10 dicembre del 1936. Dal suo testamento si legge: “Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui.”
La storia che ha ispirato “Leonora Addio” ci dice che le cose sono andate in modo diverso; costringendo i resti dell’artista a una permanenza di 15 anni lontani dalla sua Sicilia.