La canzone perduta: la recensione del film del 2015 del curdo Erol Mintas, con Feyyaz Duman nel ruolo del maestro Ali, e Zubeyde Ronahi in quello di Nigar, la madre. Insieme a loro anche Nesrin Cavadzade che interpreta Zeynep, la compagna di Ali.
Il film racconta la storia di Ali, giovane maestro della scuola dell’infanzia, che vive con l’anziana madre Nigar nella periferia di Istanbul, a Tarlabasi, quartiere di rifugiati curdi che hanno abbandonato i propri villaggi negli anni ‘90. Nigar è convinta che tutti gli altri anziani siano tornati al paese d’origine, e per questo motivo è tormentata e prepara ripetutamente i bagagli per farvi ritorno. Oltre questa voglia di tornare alle origini, è quasi ossessionata da una canzone che le torna in mente, una vecchia canzone tradizionale che però nessuno sembra conoscere. Ali si occupa di lei prendendosene cura e facendo di tutto per recuperare la canzone perduta. Nel frattempo sta scrivendo un libro in curdo e apprende che Zeynep la sua fidanzata è incinta. La situazione in cui vive e il suo rapporto delicato con la madre lo portano a non ricambiare l’amore e l’entusiasmo di diventare padre.
La canzone perduta, che sarebbe meglio chiamare con il titolo originale molto più calzante Song of My Mother, è un film delicato e pieno di sentimenti. È diverso dal cinema a cui siamo abituati, ma non mi sento in difficoltà a ritenerlo quasi una versione curda del Mia madre di Moretti.
Vediamo un figlio adulto, pronto ad inserirsi nella realtà turca con una famiglia tutta sua, e la sua mamma che ormai anziana soffre e desidera tornare alle origini. Vediamo un confronto generazionale, e non uno scontro, tra i valori di Nigar e le ambizioni di Ali. Sia madre che figlio condividono gli stessi valori e lo stesso amore per le origini, lo dimostra il fatto che Ali scrive un libro in curdo, e ricorda con affetto la sua infanzia. La differenza è che Ali è inevitabilmente coinvolto nel mondo che va avanti , in una realtà caotica, difficile e dispersiva come quella di Istanbul, e che si evolve di pari passo con la sua vita personale: sarà padre e si aprirà per lui un nuovo ciclo della vita.
L’epilogo triste della vita della madre può far passare il brutto messaggio che per lanciarsi a pieno nella sua vita Ali debba essere sciolto dai vincoli materni. Attenzione, niente di più sbagliato. Il dolore di Ali è tangibile e l’unico sollievo può essere la fine delle smanie e della tristezza della madre. L’arrivo di un nipote sarebbe stato forse la giusta spinta per mantenere a Istanbul Nigar, nonostante il continuo ricordo del villaggio d’origine.
Il film è un piccolo gioiello grazie alla recitazione più che naturale degli interpreti che non può non toccare le corde emotive dello spettatore, grazie alla fotografia bellissima e densa di simbolismo, e alle musiche ben dosate, spesso sostituite da silenzi reali.
LA CANZONE PERDUTA – TRAILER
Luca Secondino