Frances Ha: la recensione del film di Noah Baumbach, presentato nella sezione Festa Mobile al 31° Torino Film Festival.
New York. Frances è una ventisettenne aspirante ballerina che non è ancora riuscita a realizzare completamente il suo sogno. Tra occasioni mancate, quelle non sfruttate e piccoli guadagni saltuari, la ragazza si trova improvvisamente sulla strada quando la sua migliore amica Sophie decide di trasferirsi in un appartamento a Tribeca. La positività e l’insostenibile leggerezza di Frances le permetteranno di affrontare anche questo ostacolo…
FRANCES HA – LA TRAMA
Presentato al 31° Torino Film Festival nella sezione fuori concorso Festa Mobile, “Frances Ha” è un delizioso e autentico gioiello indipendente diretto da Noah Baumbach, noto sia come regista di pellicole low-cost tra le quali “Il calamaro e la balena”, presentato al Sundance e nominato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale e sia come sceneggiatore in collaborazione con Wes Anderson per “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” e il film in stop-motion “Fantastic Mr. Fox”.
Baumbach, tenendo fede alla sua vocazione autoriale, scrive la sceneggiatura di “Frances Ha” assieme all’attrice Greta Gerwig, protagonista nel ruolo di Frances e attrice poco nota al pubblico main stream e una delle maggiori esponenti del movimento cinematografico indipendente chiamato negli Usa, Mumblecore.
Il film si presenta come uno straordinario affresco che miscela malinconia e vitalità. Fino a dove è giusto perseguire i propri sogni? Quando arriva il tempo in cui bisogna inevitabilmente mettere ordine nella propria vita? Le difficoltà di Frances non sono altro che le difficoltà dei ragazzi presi in mezzo in un’età nella quale non si è troppo giovani né troppo vecchi, messi all’angolo da un futuro che incombe ma che non è ancora attuale, sempre in bilico tra gioie e fallimenti nell’eterna lotta tra problemi di sopravvivenza quotidiana e difficoltà nell’abbandonare i propri ambiziosi obiettivi.
Nonostante tutto e tutti.
In una New York in bianco e nero, romantica, di alleniana ispirazione e poetica nelle lunghe carrellate delle maldestre corse di Frances per la città, sembra non ci sia davvero posto per tutti quelli che sentono di voler fare dell’arte, non solo la loro ragione di vita, ma anche un lavoro.
Gli artisti poveri come guerrieri della quotidiana battaglia con la realtà. Baumbach ci mostra il veloce scorrere della vita di Frances, personaggio che racchiude tutti i tratti necessari perché diventi un cult; è infatti pieno di leggerezza, sarcasmo, goffaggine, umoralità e proverbiale tenacia. Da un appartamento all’altro, tra rimborsi spese e banalissimi spettacoli natalizi che diventano l’unica risorsa per riuscire a pagare l’affitto, Frances non perde mai di vista il suo obiettivo e non si lascia mai abbattere fino in fondo. Nonostante ciò è una ragazza perennemente disadattata (altro riferimento al cinema di Allen), incapace di trovare uno stabile equilibrio, incapace di abbandonare le proprie ambizioni e di abbandonarsi all’idea di dover imboccare il periodo della vita in cui bisogna, per forza di cose, fermarsi e comprendere che più in là non è lecito o non è più possibile spingersi. Frances non è però lo stereotipo della giovane-donna viziata e confusa; il fascino del personaggio è racchiuso proprio nella sua ferma consapevolezza di sapere ciò che vuole dalla vita ma di dover fare i conti con il tempo, che inesorabile e veloce soffoca i sogni e a volte non ti permette di raggiungerli. Con il proverbiale sorriso sui denti e con i maldestri tentativi di rendere sereni anche i momenti più duri e frustranti, Frances riesce immancabilmente e con una buona dose di sana immaturità, a superare gli ostacoli e andare avanti. Se poi a tutto questo ci aggiungiamo i condizionamenti della vita affettiva, in questo caso il simbiotico rapporto con l’amica di sempre, Sophie, si può ben capire quanto questa fiaba, che sotto vari aspetti strizza chiaramente l’occhio alla Nouvelle Vague, possa assumere anche un valore iconico assorbendo al suo interno la condizione e lo stato d’animo di molta della gioventù contemporanea, causando numerose volte allo spettatore durante la proiezione, un amaro e beffardo sorriso.
FRANCES HA – TRAILER
Davide Sica