Birdman: la recensione del film diretto dal regista Alejandro González Iñárritu e in uscita nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 5 febbraio 2015.
Nel cast della pellicola Michael Keaton, Emma Stone, Zach Galifianakis, Edward Norton, Naomi Watts e Andrea Riseborough.
Riggan Thomson è un attore conosciuto al grande pubblico principalmente per aver interpretato un supereroe agli inizi degli anni ’90, Birdman. Riggan deve ora combattere contro il declino di una carriera, il debutto a Broadway, e i problemi con il cast, la sua famiglia e se stesso…
BIRDMAN – LA TRAMA
Nove nomination agli Oscar per “Birdman”, film visto all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, che segna il ritorno sui grandi schermi dell’autorevole regista messicano Alejandro González Iñárritu dopo una pausa di quattro anni dal suo ultimo film, “Biutiful”, datato 2010.
Iñárritu, con Alfonso Cuaron e Guillermo del Toro, è sicuramente il più importante dei registi messicani, negli anni ci ha regalato pellicole intense e drammaturgicamente interessanti come l’ambizioso “Amores Perros”, lo stupendo “21 grammi” e soprattutto quello che resta il punto più alto della sua lunga carriera, “Babel”, che lo ha consacrato come il primo regista del suo Paese a ottenere una candidatura di best director agli Oscar.
Con “Birdman” egli conferma la sua notevole levatura artistica, traslando dall’affronto della morte fisica a quella artistica, dove il redivivo Michael Keaton, nominato giustamente agli Oscar come miglior interprete, veste i panni disincantati dell’attore Riggan Thomson, giunto ad un bivio importante di una carriera che, agli occhi dei critici e del pubblico, è ormai in fase calante, troncata improvvisamente dopo lo strabordante successo commerciale del supereroe alato, da lui impersonato, Birdman.
Inevitabile riscontrare la chiara e affascinante analogia tra lo stesso Keaton e Thomson: così come il suo personaggio infatti, Keaton, dopo un inizio di carriera folgorante, culminato con l’interpretazione di Batman nell’omonimo film di Tim Burton a fine anni ’80, ha visto drasticamente calare il suo appeal ad Hollywood, con una lunga serie di film dall’infimo successo.
Riggan Thomson è un attore la cui etichetta di personaggio-mainstream senza qualità recitative da un lato lo tormenta e dall’altro lo punge nell’orgoglio al punto da decidere, a quasi sessant’anni, di debuttare a Broadway con uno spettacolo tratto da un’opera di Raymond Carver, dal quale anni prima ricevette un improbabile complimento scritto su un pezzo di tovagliolo che, a suo dire, lo convinse a tentare seriamente la via artistica.
In questo suo ritorno ad Hollywood – senza la collaborazione di Guillermo Arriaga – Iñárritu lavora con sapiente tecnica sia dal punto di vista drammaturgico, sia da quello registico.
Il grande cast lavora su dialoghi pungenti e disillusi, e su personaggi caratterizzati con puntiglio.
Edward Norton è un giovane attore arrogante e primadonna che rivaleggia con Thomson, da lui considerato un interprete mediocre e sopravvalutato; i dualismi, alle volte persino imbarazzanti, tra i personaggi di Keaton e Norton, sono tra i momenti eccelsi della pellicola, che trova nella riuscitissima coralità degli attori in scena uno dei suoi punti di forza, con Naomi Watts essenziale e perfetta nelle intense vesti di un’attrice al debutto a Broadway, la sorprendente Andrea Riseborough in un doppio ruolo all’interno dello stesso personaggio, quello della trascurata compagna di Thomson e di un’interprete del cast dello spettacolo, mentre Zach Galifianakis conferma la sua duttilità nel personaggio di Jake, agente e migliore amico di Riggan.
Un po’ troppo convenzionale il ruolo costruito per Emma Stone – e forse abbastanza esagerata la sua candidatura agli Oscar – figlia di Riggan, ragazza difficile e reduce dalla dura esperienza in un centro di recupero per tossicodipendenti, la quale vive un rapporto conflittuale con il padre sempre assente.
Il percorso di Thomson passa tra i corridoi del teatro e attraverso dei lunghissimi piani sequenza, che non possono che sbalordire lo spettatore e aumentare quella sensazione di smarrimento del protagonista. Ma Iñárritu non si limita a virtuosismi registici, interroga e analizza dinamiche come la potenza dei media, di cui rimane vittima lo stesso protagonista in una divertente e bizzarra scena tra la folla di Times Square, o l’aprioristica opinione di certa critica giornalistica.
BIRDMAN – TRAILER
Davide Sica