La recensione di Batman v Superman: Dawn of Justice, diretto da Zack Snyder. Nel cast Ben Affleck, Henry Cavill, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Diane Lane, Laurence Fishburne, Jeremy Irons, Gal Gadot, Holly Hunter, Tao Okamoto, Ray Fisher, Jason Momoa, Ezra Miller, Harry Lennix, Christina Wren, Michael Shannon, Jeffrey Dean Morgan, Lauren Cohan, Robin Atkins Downes, Scoot McNairy, Callan Mulvey e Dan Amboyer.
Su precisa richiesta della Warner Bros. e del regista del film, Zack Snyder, la recensione è SENZA SPOILER!
BATMAN V SUPERMAN – LA TRAMA
Temendo che le azioni di un supereroe dalle caratteristiche quasi divine siano incontrollate, il formidabile e forte vigilante di Gotham City si scontra con il più venerato e moderno salvatore di Metropolis, mentre il mondo lotta per capire di che tipo di eroe ha veramente bisogno. E con Batman e Superman in guerra tra di loro, una nuova minaccia emerge velocemente, mettendo l’umanità nel pericolo più grande che abbia mai conosciuto.
BATMAN V SUPERMAN – LA RECENSIONE
Metropolis e Gotham City. Tempo fa a Frank Miller che rivitalizzò il personaggio di Batman, venne attribuita una particolare definizione sulle due città simbolo dei fumetti della DC Comics. Metropolis, patria adottiva di Superman, sarebbe l’equivalente di New York di giorno mentre la tetra Gotham City rappresenterebbe la Grande Mela notturna.
Nonostante nei fumetti comunque la vera New York compaia nelle storie (è la sede della Justice Society of America), la definizione calza a pennello. Due poli opposti, due mondi divisi e protetti dai supereroi più iconici di sempre: Superman e Batman.
Frastornata dal gigantesco successo del Marvel Cinematic Universe, la DC Comics tenta ora di rispondere e se di fatto non esiste ancora un universo cinematografico definito come quello di Stan Lee & co., il titolo stesso della pellicola di Snyder, Dawn of Justice, è un indizio importante per capire quanto Batman v Superman sia soprattutto un preludio all’inizio di un suggestivo franchise e non un semplice sequel di L’uomo d’acciaio.
Dal film di due anni fa tornano i protagonisti principali di Metropolis ma l’attesa era tutta rivolta a Gotham. Se Henry Cavill nella precedente pellicola ereditava un ruolo caduto nella mediocrità dai tempi di Christopher Reeve, la scelta di Ben Affleck come nuovo Uomo Pipistrello aveva suscitato critiche aspre da parte dei fans del Cavaliere Oscuro, legati indissolubilmente alla sofisticata performance di Christian Bale nella trilogia nolaniana e dubbiosi sull’effettiva resa di un attore spesso criticato per la sua poca espressività.
Critiche probabilmente destinate a trasformarsi in pieni elogi perché Affleck si dimostra un Batman perfetto: più dark e invecchiato rispetto al suo predecessore, lacerato da un ventennio di battaglie contro il crimine e vagamente ispirato alla versione fumettistica de Il ritorno del Cavaliere Oscuro.
Disilluso nei confronti della propria lotta alla delinquenza – arrivando a definire i criminali erbacce impossibili da estirpare definitivamente – è invece caparbio e determinato a salvaguardare quel mondo minacciato da un supereroe alieno dotato di un potere illimitato. Bruce Wayne ha maturato una solitudine sempre più costante, una disperazione latente che Affleck riesce a far trasparire costantemente. Gli amanti della splendida serie animata degli anni ’90 troveranno inevitabilmente chiare analogie visive con quel Batman, imponente e squadrato, quasi inghiottito dal costume, proprio come nel celebre cartone animato.
Dal commento positivo sul nuovo Batman possiamo trarre anche il primo vero difetto del film di Snyder: lo script.
Sceneggiato da Chris Terrio e David S. Goyer, Batman v Superman non fa della qualità dei dialoghi uno dei suoi cavalli di battaglia. Dicevamo di Batman perché con un confronto così evidente alla base stessa del film è inevitabile fare dei raffronti; è palese quanto il plot sul Cavaliere Oscuro sia scritto in maniera più convincente, facilitando il lavoro degli stessi attori. Dall’altro lato risultano stantie e retoriche le sequenze tra Clark Kent – Henry Cavill sempre più efficace – e la giornalista, nonché fidanzata, Lois Lane (Amy Adams). Un problema che il personaggio della Adams si trascina in realtà per tutto l’arco del film, vagando da una scena all’altra senza che vi sia una vera e propria direzione narrativa.
Snyder ha affermato di voler concentrare la trama sul rapporto conflittuale tra Superman e Batman e, senza scomodare questioni filosofiche, è riuscito a creare un discreto preambolo prima dello scontro tanto atteso. L’aspetto affascinante dei due contendenti, rispetto ai cugini della Marvel, è proprio dettato dalla mancanza di un legame rassicurante con la gente. Batman e Superman, nella loro storia e a fasi alterne, hanno suscitato anche paura e odio nella popolazione. Quella stessa popolazione che entrambi cercano di proteggere.
Sentimenti contrastanti che in questo film sono soprattutto legati al personaggio dell’Uomo d’Acciaio, quello centrale, in quanto entità potenzialmente e globalmente distruttiva, costretto addirittura a presenziare davanti alla commissione del Senato che vorrebbe limitarne il libero arbitrio.
Tale costante attenzione nei due protagonisti lascia però sullo sfondo personaggi che troppo frequentemente sembrano semplice contorno per l’atto finale. Un contorno inutile e fin troppo abbondante vista la quantità di sequenze farraginose, riservate in particolare alla senatrice Finch (Holly Hunter) e alla stessa Lois mentre Jeremy Irons propone un Alfred più attivo rispetto al passato ma pur sempre pieno di quella sana dose di ironia e saggezza che lo contraddistinguono da sempre.
Nonostante il suo habitat sia Metropolis e rappresenti la nemesi per eccellenza di Superman, Lex Luthor è lo specchio malvagio di Bruce Wayne: entrambi miliardari e segnati da un’infanzia tormentata, Lex e Bruce hanno in comune l’obiettivo di eliminare Superman, seppur con motivazioni profondamente differenti. Jesse Eisenberg insinua un’impronta psicopatica e schizzata al suo Lex ma cade spesso nel macchiettistico e il doppiaggio non lo aiuta affatto (confidiamo si possa apprezzare maggiormente la sua interpretazione in originale).
Il conflitto finale tra Batman e Superman rimane comunque un passaggio godibile e l’inquadratura sul loro faccia a faccia prima del duello è visivamente stupendo. Nulla però, al confronto con la sequenza più bella di tutti i 151 minuti: l’ingresso in scena di Wonder Woman.
Gal Gadot dimostra di avere il fascino di una diva d’altri tempi e il carisma necessari per interpretare la principessa amazzone semidea, valorosissima alleata di Batman e Superman contro la minaccia dell’orrido Doomsday, la cui apparizione ricorda più un personaggio mitologico scandinavo che un mostro alieno.
Il vero limite di Batman v Superman: Dawn of Justice è riconducibile al cambio di registro improvviso – ma prevedibile – della seconda parte. Se nella prima ora e mezza il regista riesce a dare al film un’anima che in L’uomo d’acciaio mancava (quasi) totalmente, successivamente Snyder si perde nuovamente in una fastidiosa accozzaglia di distruzioni degne del miglior Michael Bay, costruendo un gigantesco fracassone sopportabile solo per pochi minuti (e ben lontano dalle spettacolari battaglie Marvel).
Una deriva che irrita soprattutto perché le riflessioni e le dinamiche concettuali proposte nella prima parte scompaiono totalmente e lasciano spazio all’azione vera e propria. Nulla di male se non fosse per un montaggio pasticciato e per delle falle strutturali non di poco conto. Anche la colonna sonora di Hans Zimmer non viene valorizzata da sequenze forsennate e caotiche.
Batman v Superman: Dawn of Justice contiene al suo interno quella sana dose di fascino da antico cinecomic che lascia presagire l’inizio di un franchise dalle potenzialità ottime. Ciò nonostante da questo primo capitolo, antecedente l’ingresso in scena della Justice League, Snyder & co. dovrebbero incamerare gli aspetti positivi e non replicare quella confusione che ancora regna tra Metropolis e Gotham City.
BATMAN V SUPERMAN – TRAILER
Davide Sica